lunedì 10 maggio 2010

Involtini di sogliola al pesto di salvia














A volte ritornano.
Ebbene si. Ricordate quel fastidio all'orecchio di cui vi parlavo un pò di tempo fa...ecco...21 giorni dopo che nulla è cambiato sono tornato dallo scienziato di fama planetaria per la visita di controllo preventivata. La cura sin li seguita era stata da lui manualmente annotata con ricetta cartacea tipo pergamena (non scherzo) sulla cui intestazione mi ero accorto che tra i vari titoli faceva bella mostra di se anche una specializzazione in otorinolaringoiatria aerospaziale che avrei poi scoperto aver ottenuto negli USA (il sospetto che abbia lo stesso "peso" dei certificati di matrimonio a LasVegas ancora non va via...ma tant'è che non posso non piegarmi ad una evidenza di referenze formalmente schiacciante).
Appuntamento alle 18. Arrivo in anticipo di 30'. Mi accoglie sempre lei, la vispa "RitaLeviVallanzasca" (vi ricordo sulla sessantina anche se ancora non mi abbandona l'idea che ne abbia una settantina ma con qualche lifting...) oggi in tailleur con gonna al ginocchio, scarpe nere lucide con tacco medio tipo quelle da ballo professionistico (non saprei indicarvele in altro modo, hanno una fascetta a chiudere sul collo del piede) e sorriso griffato del miglior dentista del quartiere. Mi fa accomodare, chiedendomi di aspettare qualche minuto.
In tutta onestà questa volta avevo dato credito alla mia parte ottimista per cui ho camminato per la sala di aspetto ed il suo lungo corridoio antistante senza pensare ad eventuali azioni di ritorsione da apportare al patrimonio artistico in bell'esposizione nella casa come nella precedente occasione.
Avevo un unico pensiero...dire al 'GranDott.Lup.Mann.GranFigl.Esim.Corn.' che la cura prescritta non era servita a nulla. Finalmente entro. Mi accoglie alla porta stringendomi forte la mano sottolineando ironicamente il fatto che sono in anticipo. Si siede e con fare rilassato mi chiede 5 minuti perchè possa rileggersi quanto annotato su di me la prima volta. Poi fa cenno senza alzare lo sguardo di raccontare come stavo. Parto accomodante ma ritmato nei toni. Lui lascia fare per pochi secondi, intuisce dove vado a parare, inarca bonario le sopracciglie e mi richiama all'attenzione facendo riferimento in tono confidenziale al mio titolo di studio ("si è segnato la patologia o il mio curriculum su quel benedetto foglietto scritto a mano in caratteri cuneiformi?!?!"), mi sfoggia un 32denti con la stessa griffe della segretaria ed accenna rapido "Ho capito qui bisogna passare all'analisi strumentale!". Penso tra me e me:"Bravo, ha subito posto l'attenzione su altro...ci sa fare Dott.Gibaud!". Mi guida nel retrostudio e mi prepara ad un "timpanogramma" snocciolando le caratteristiche tecniche di questo esame funzionale dell'udito facendo leva sulle mie presunte&impolverate conoscenze universitarie di tutt'altro campo. In pratica l'esame misura la risposta dell'orecchio a differenti pressioni niente di trascendentale anche se me lo vende come tale. Il risultato a fine test sembra essere tutto sommato discreto, me lo mostra soddisfatto, contento più che altro di avermi zittito prima, ne sono certo oramai.
Mi infila a seguire due imbuti con rondelle nel naso, gira un pò di viti e comincia a guardarci dentro con una luce.
Beh avendolo pagato la scorsa volta che si becchi un pò di orrore mi sembra anche corretto, no?!
Se fossi abbronzato per espressione e per diametro raggiunto delle narici potrei facilmente ricordare la 'mamy' di ViaConIlVento.
Termina e torniamo quindi nello studio, ci sediamo, lui prende fiato, scrolla le spalle e "sale in cattedra". Con voce cadenzata quindi mi accenna alla diagnosi o meglio alle possibili e futuribili diagnosi. Parla per circa 15'buoni passando in rassegna tutte le possibilità e cioè partendo dal fatto che non dovrei avere nulla di grave (usa sempre e solo il condizionale) arrivando sino alla considerazione che forse dovrei ipotizzare "senza urgenza eh!" l'opportunità di operarmi al setto nasale. Mi riprendo dalla valanga di parole e comincio a fare domande in modo puntuale. Ad onor del vero risponde a tutto prendendo solo in alcuni casi le dovute distanze in modo professionale e "paragnosta", soprattutto quando gli interrogativi sono posti a cancellare i ragionevoli dubbi che il tempo condizionale impone per grammatica ancor prima che per intenzione. Do il meglio di me alla voce "simpatia&spaccamarroni" in pratica.
Poi mi dice "Adesso le prescrivo una cura di 30 gg".
Io ribatto con irritante cordialità: "Bene, come mai così lunga?".
Lui:"Potrei fare bella figura con lei è darle subito gli antibiotici...in pochi giorni risolveremmo anche ma preferisco stressarle le difese immunitarie, lei è giovane!".
In quel momento, vi assicuro, sono il ritratto puntuale di un anziano psicopatico il cui decadimento fisico è contrastato solo dalla forza di qualche neurone che fin li ha retto con dignità.
Rifletto per pochi istanti in silenzio (penso di aver fatto la faccia di uno famoso personaggio di Verdone che guarda il soffitto cercando uno spunto mentale che non arriva), conscio che quando ha detto che sono giovane mi ha preso letteralmente per il...ehm...latoB, saluto idealmente ma con affetto Alexander Fleming, mi convinco che le strade migliori sono quelle che passano per la sofferenza e ingaggio con il luminare un corpo-a-corpo dialettico per capire se la cura che mi sta scrivendo in quel momento su una nuova pergamena è ancora acqua&sale come la volta precedente.
Intuisco che qualcosa è cambiato perchè mi ha prescritto un medicinale cortisonico. Continuo a domandarmi dal punto di vista fisico cosa cambia in termini di impatto tra un antibiotico ed un preparato con ormoni (il cortisone appunto) ma mi rimetto al mio ruolo di paziente pensando:"...se lo ha detto lui che stappa anche tappi di cerume a 8000 metri dal suolo sui voli di linea e militari, forse anche sullo Shuttle...mi devo fidare, no?!".
Cedo dall'essere un educato trita-zebedei quando scorgo in lui una sorta di resa amichevole, ammiccante e sorridente. Mi fa alt con la mano infatti, mi lancia uno sguardo di sbieco da primopiano in TV e chiama velocemente "RitaLeviVallanzasca" sulla linea interna del telefono multi-lucine, esclamando "...mi raccomando che Mr.Gambetto non paghi...si si l'esame fatto...si...il timpanogramma per la precisione...".
A quel punto alzo le braccia alla Churchill in segno di vittoria, comincio mentalmente a cantare tronfio: "...uno su mille ce la faaaà!...ma come è dura la salitaaaa..." e così rapito dai miei freschi pensieri trionfanti escogito la fuga coccolandomi sulla congettura che forse ha detto che sono giovane perchè presumibilmente ha come punto di riferimento la propria segretaria "settantenne"&scosciata...
Poco dopo quindi infilo il giubbino e con tono che dal caustico ed elettrico ha decisamente virato sul gaudente confidenziale lo saluto deciso. Adesso sono il ritratto di un anziano felice al primo giorno di pensione festeggiato al circolo del "tres(s)ette" con in sottofondo "La Vie En Rose" !
Mi dice: "Mi chiami tra 20 giorni e mi faccia sapere, mi raccomando!".
Annuisco con la testa e guadagno radioso l'uscita. RitaLeviVallanzasca è li vicino, aspetta che chiudo la porta e poi nel disimpegno della sala di aspetto mi fissa con aria materna, arriccia le rughe ricordandomi un mocassino di pelle distrutto che avevo tanti anni fa e giocherellando con la penna sull'agenda aperta dice..."allora Sign.Gambetto senza esame sono...enta!".
A quel punto, pur essendo cosciente che lei nulla c'entrava...e che faceva solo il suo lavoro...ehm...è andato via l'audio canterino che mi aveva accompagnato fin li e sulla fronte è apparsa la scritta lampeggiante "Ma tu guarda questa baldracc...!!!".
Lei l'ha letta e cercando di sottrarsi a quel giudizio 'luminoso' ingiusto ed immeritato ma del tutto spontaneo, in cerca di un punto di "comprensione" che accorciasse le distanze con le mia persona...ha detto "...ma forse vuole la fattura per scaricarla?". La scritta a quel punto è diventata fissa e più luminosa, quasi abbagliante ne sono certo, nella più consolidata convizione che ero davanti a due geni...
Ho preso fiato ed ho detto ironicamenente ma con aria rassegnata e sconfitta pensando ad un 'lieve' recupero da 730:"Certo".
E'tornata un attimo seria, ha tirato fuori dal cassetto della scrivania LuigiSettantatresimo o giù di lì un blocchetto ingiallito e mi ha detto:"Può attendere che il dottore la firmi, forse ci vuole un pò...".
Io con le ultime forze ancora presenti dopo quel pluriabuso fisico ed intellettuale subito ho sussurrato inebetito e con sorriso demente: "Certamente...".
Nell'andare via, in un riavuto momento di lucidità ho mentalmente sperato di avere ancora l'occasione di tornarci perchè nel mentre la segretaria si faceva firmare la ricevuta ho anche deciso quali quadri mi porterò via la prossima volta!


La ricetta di oggi l'ha preparata la mia ragazza prendendo spunto dall'ultimo numero di Sale&Pepe (Maggio2010).
Due Venerdì fà, infatti, sono tornato a casa abbastanza tardi per cui alla cena ha pensato lei. Conscia di alcuni malumori condivisi ha pensato bene di variare il menù puntando su questo piatto-sorpresa che si è rivelato una chicca davvero da ripetere. Semplice nella preparazione ma insolito come accostamento almeno per me che sono di un classico piattume per certi aspetti. Meno male che al tocco di colore e brio ci pensa lei ;)
Risultato...seratina da ricordare con cenetta perfetta a farle da contorno :)
PS
Come sempre le mie scuse vanno per le immagini. Solitamente fotografo di mattina e quando c'è il sole ma questo piatto 'notturno' volevo comunque condividerlo per cui non avendo messo ancora in pratica gli ottimi consigli dello ZioPiero ed avendo anche in quella occasione una certa fame...la qualità delle istantanee si è rivelata ancora più scadente del solito :PPP
Spero che mi perdonerete e con l'immaginazione compensiate la scarsa tecnica fotografica.
A seguire la ricetta approntata.


Involtini di sogliola al pesto di salvia

Ingredienti per 2 persone:
4 filetti di sogliola puliti per bene;
4 fette di prosciutto crudo di Parma dolce (qualsiasi altro tipo di prosciutto altererebbe l'equilibrio del piatto);
12g. di foglie di salvia fresca;
20g. di Parmigiano Reggiano;
20g. di mandorle spellate;
una manciatina di pinoli;
Olio extravergine d'oliva;

Preparazione
Stendere le 4 fette di prosciutto, pulendole dell'eventuale grasso in eccesso. Adagiarvi sopra i filetti di sogliola.
Aggiungere a questo punto un velo di pesto preparato con le foglioline di salvia lavate, il parmigiano reggiano, le mandorle, i pochissimi pinoli e l'olio evo a filo (aggiustarlo di sale eventualmente).
La salsa deve mantere un granularità accennata in modo da non disperdersi in cottura. Questo, penso sia l'unico passaggio chiave della preparazione per cui andate ad occhio. Il vantaggio tra l'altro è che se ne possono ricavare anche delle simil-quenelle di accompagnamento. La ricetta originale infatti prevedeva vicino un purè di sedanorapa all'alloro che qui non è stato fatto per ragioni di tempo. Onestamente non se n'è sentita la mancanza.
Una volta arrotolate a mò di involtino (le sogliole nel prosciutto appunto) si passano quindi in 4 cucchiai di olio evo in padella a fuoco medio, girandole con delicatezza un paio di volte. In tutto non più di 10'di cottura. Servire calde.
Hanno un unico difetto, se proprio vogliamo trovarlo, finiscono troppo in fretta...ma quella è una altra storia :P
Una ultima cosa. Se volete anche essere esteticamente ineccepibili, gli involtini si prestano facilmente ad essere tagliati a rondelle per cui con pochissima dedizione riuscirete a tirar fuori una presentazione stellata...;)