martedì 16 novembre 2010

Camille all'arancio e fondente














Agosto. Garage sotto terra con accessi a rampa a cielo aperto sui lati. Lo sovrasta un palazzo di 10 piani di una strada popolare.
L'ingresso e l'uscita invece (le rampe cioè) accedono a due vie secondarie ma di solito molto trafficate.
In questo periodo non ci sono molte macchine, movimento sì ma non tale da congestionare, tuttaltro. Si riesce anche a sentire il sostituto-portiere spazzare davanti all'androne alle 8:00 benchè non sia a vista.
Lui, il portiere, ad Agosto torna al paese d'origine con la famiglia.
Il custode del garage invece, solitamente rintanato a combattere nel buio di un immenso sottoscala puntellato di colonne gommate ed estintori con lo spazio mai sufficiente e l'aria resa irrespirabile dall'andirivieni di chi può permettersi di pagare quel secondo fitto di casa, adesso può vivere la giornata come l'ha sempre desiderata durante l'inverno.
Il lavoro di fatto è notevolmente ridotto ma essendo sua l'attività non se la sente di demandare a nessuno il compito di vigilare in un periodo così delicato come quello delle vacanze estive. Non so quanto la cosa abbia un fondamento ma ho sempre ritenuto (forse a torto) che più che la vigilanza privata che ha come servizio dedicato, sempre h24, d'estate le sue insicurezze siano inspessite dall'assenza dell'amico-pensionato di rimpetto al primo piano la cui insonnia abbinata alla presenza costante dietro il vetro della finestra sul balconcino, funge come il miglior antifurto tecnologico disponibile sulla piazza. Da fine Luglio sino ai primi giorni di Settembre è con la figlia in una casetta al mare sul litorale.
Durante i restanti mesi il SignorDirimpettaiodelPrimoPiano, all'incirca sotto l'ottantina, potrebbe tranquillamente scrivere il diario degli impegni di chiunque nell'edificio di fronte, annotando con sguardo attento e puntuale ma non malizioso tutte le ricorrenze dei passaggi, dei ritorni, degli incontri e...degli scontri.
Ad Agosto il quartiere non si spopola, la metà delle persone è a casa eppure c'è quasi una sorta di narcisistica "vergogna" a mostrarsi in giro oltre il dovuto. Decisamente pesa dover essere prove evidenti e deambulanti della impossibilità di andare in vacanza e quindi meglio rintanarsi durante le ore più calde per poi ritrovarsi a scambiare qualche chiacchiera in tardo pomeriggio dai balconcini tutti vicini quando si ritirano i bucati asciugati in pochissime ore.
Le due salumerie di riferimento chiudono anche loro per 15 giorni, meglio così meno spiegazioni da dover dare, idem per la macelleria e la merceria. Solo l'impersonale ed asettico supermercato è degno di una visita quotidiana.
Anche il portiere è in vacanza come già accenavo prima e solo il custode del garage che poi coincide con il proprietario c'è...e lui sì che ha sotto gli occhi la mappa economica di quell'angolo di quartiere, un paese nel paese. C'è chi può permettersi un posto auto, chi di questi è in vacanza, chi no, chi ha lasciato la moglie al mare ma continua a lavorare chi ha tanti soldi ma preferisce parcheggiare in strada per palese tirchieria e va in vacanza solo ad Ottobre, chi non ha grandi introiti eppure si concede un posto riservato con grandi sacrifici.
Per un mese è lui il custode di quei 3 isolati, uno addossato all'altro. Alle 7:00 porta un ombrellone ed una sdraio fuori e li posiziona nella parte larga dello spiazzo dove le due rampe si separano. La sdraio rivolta verso l'interno ma abbastanza esterna da poter controllare il garage e le due strade laterali fino ai marciapiede più vicini, così come non perde di vista le dieci balconate sopra di lui.
Non sarebbe la prima volta che qualche ragazzino abbia provato a fargli un innocente gavettone con conseguente e risentito "vaffa" udito anche a chilometri di distanza.
Incute rispetto non timore.
Passare alle 14:00 di sfuggita e vederlo abbandonare per un attimo gli occhi dalla panella straimbottita, grondante di umori oleosi di farce cromaticamente invitanti e fermamente strette dalle mani, per capire chi tu sia è come intravedere il bambino che è stato quando qualcuno lo disturbava durante il gioco preferito.
Non ci salutiamo, solo e sempre il solito cenno con la testa unica evidenza materiale o estetica delle domande che entrambi ci facciamo in quel preciso istante, ogni giorno, senza mai cambiare una virgola ai nostri interrogativi.
Io:"Ma come cazzarola fai a digerire quella panella sconfinata??"
Lui:"Ma come minchia fà questo a passare sempre quando sto per dare il primo morso??"

Adesso consuma il suo pranzo dentro e ci incrociamo solo di sfuggita per caso. Quella silente, divertita e tranquilla indiscrezione mi manca ma ad onor del vero penso che manchi anche a lui e non certamente per me.


Passiamo ora alla ricetta che a ben vedere è partita con un dolcetto a fare da riferimento certo per poi cambiarlo in corsa fino a farlo diventare uno scherzetto niente male, di quelli da annotare per poi riprodurlo in serie.
Tempo fa avevo messo gli occhi sulle Camille dello ZioPiero ma come sempre io non so abituarmi all'idea della sola riproduzione. Certo a saperle rifare certe chicche dello Zio ci metterei anche la firma ma il mio ego, questa volta sbruffoncello, ha pensato bene di puntare ad una ricetta con inferiori pretese tecniche che più facilmente si prestava invece alla sperimentazione...insomma avrebbe avuto (il mio ego :PP) certamente atteggiamenti più timidi se si fosse parlato di SetteVeli :PP
Le mie camille rivisitate sono infatti preparate con qualche ingrediente differente e con un metodo alternativo a quello classico, solitamente riportato anche in altri siti. Il risultato è stato davvero sorprendente soprattutto per equilibrio di sapori.
Insomma il fattore "c" che in cucina mi benedice circa uno due volte al mese si è ripresentato con mia somma gioia e con tanto di cero acceso al santo protettore dei cuochi (San Francesco Caracciolo) indegnamente richiamato da me che sono invece solo un dilettante allo sbaraglio.
La prova amici-vicini è stato l'ulteriore segno di un buon risultato non valutato solo con occhi soggettivi o parziali :)
La differenza con la versione classica (che ho mangiato ma non preparate da me) penso sia tutta riconducibile ad una diversa consistenza dell'impasto che da cotto resta più aereo mantenendo nell'alveolatura un vapore agrumato che le profuma in modo evidente. Il retrogusto d'arancia è maggiormente esaltato dalla glassa fondente che, lasciatemo dire, consente dei bei sorrisi soddisfatti a denti neri! :)
A seguire la ricetta presa dallo ZioPiero e modificata secondo la mia versione:

Camille all'arancio e fondente

Ingredienti
140 gr. di carote pesate e già pelate;
160 gr. di mandorle spellate e leggermente tostate;
40 gr. di farina "00" setacciata;
150 gr. di zucchero;
2 uova codice "0";
1 albume di un uovo codice "0";
2 cucchiaini da caffè rasi di lievito NON vanigliato;
zeste di due arance grandi (grattugiate finemente) o mezzo cucchiaio di arance candite sminuzzate;
1 cucchiaio di liquore all'arancia;
Un pizzico di sale

Glassa di cioccolato di Santin

Ingredienti:
300 gr. di cioccolato fondente (sotto il 60%);
20 gr. di cacao in polvere;
300 gr. di panna fresca;

Preparazione
Tritate le mandorle fino ad ottenere una granularità molto fine. Fatelo anche con le carote e unitele alle mandorle, alla farina, al lievito, alle zeste d'arancia ed al pizzico di sale.
A parte montate bene i due tuorli con lo zucchero fino a quando non diventano chiari. Unire a questo punto le polveri delicatamente incorporandole in modo omogeneo.
Nel frattempo montare a neve (non necessariamente fermissima) gli albumi ed aggiungerli delicatamente al composto con i classici movimenti in verticale.
In forno in stampi di silicone a 180° per 18-20' minuti.

Per la glassa invece, far bollire la panna, stemperare il cacao e versare il tutto sul cioccolato precedentemente fuso e con un mixer ad immersione lavorare l’impasto, facendo attenzione a non incorporare aria, fino ad averlo liscio e lucido.
Usare subito o riporlo in frigo.