martedì 12 aprile 2011

Flan di porri e ricotta di bufala














Istantanea di metà Ottobre.
Guardo l'orologio meccanicamente. La mattina è ancora lungi dall'arrivare. Cielo rosso scuro, RadioDue manda le note della sigla di Twilight. Qualche foglia secca è portata in giro dal vento. Di giorno pioverà senza dubbio. Si sente nell'aria che manca poco, il caldo, quel caldo tradisce la facile previsione. Fermo al semaforo io e poi loro, volti rischiarati di rosso addormentati dietro i vetri sporchi di un autobus. Visi mezzi celati da cappucci di cotone consunto, una donna dal piglio severo cede al sonno e lascia andare il capo per poi riprendersi subito dopo in un gesto che è leggermente stizzito, direi quasi risentito. Sembra essere a disagio nel mostrare a se stessa quella che è oggettivamente una improbabile debolezza. Ognuno nel suo mondo, ognuno per provenienza distante migliaia di chilometri dall'altro eppure mai così vicini nelle circostanze. Il rosso a quell'ora dura interminabili secondi, lenti e lunghi come non mai in altri momenti. Io ancora immobile, finestrino calato di qualche dito, occhiali bassi sul naso che ricordano la scarsa presenza a se stessi, passo nuovamente lo sguardo sull'orologio digitale. Qualche secondo dopo dall'unico bar a doppio ingresso vicino all'incrocio, quello stesso bar i cui fari dall'insegna rischiarano a mezzogiorno il marciapiede antistante, arriva un chiacchiericcio allegro e qualche risata. Torte di plastica in vetrina, scatoli di cioccolattini impolverati ed un cartello scritto a mano con caratteri grandi che recita:"Cercasi personale referenziato per bancone". Prima e dopo il buio più completo in strada, solo in distanza la saracinesca alzata per metà di una edicola dalla quale si intravedono solo le gambe del giornalaio indaffarato nella attività di routine preapertura. Giro gli occhi verso la luce, occhi leggermente nauseti di chi limita appunto la propria attività fisica anche nel gesto fisico di mettere a fuoco. Cinque ragazze escono a passo allegro, ridendo e spingendosi per divertimento. Qualcuna scosciata, borsette, tacchi alti, trucco pesante, capelli raccolti, giubbini pesanti di pelliccia sintetica. In mezzo una di loro con un sacchetto bianco enorme dal quale le altre pescano cornetti e brioches in questo tira e molla di rimandi verbali incomprensibili. All'apparenza sembra quasi una abitudine più che consolidata. Si incamminano verso la fermata della metropolitana che è ancora chiusa a quell'ora. Verde, riparto e mi lascio velocemente quel gruppetto di amiche di strada alle spalle sotto la luce bianca dell'insegna e con loro l'autobus ed il suo carico umano di sogni, sonno, determinazione, disperazione e speranza. Tre o quattro incroci e poi di nuovo fermo all'ennesimo rosso. Mi passano davanti sulle striscie pedonali una decina di zingari con altrettanti carrelli, un gruppo famigliare al completo direi. Sembra non mancare nessuno, i vecchi genitori, i figli con i loro rispettivi compagni/e e bambini distribuiti tra spalle ed un paio di passeggini. Presi dal loro stesso esodo nessuno presta attenzione a me. Mi chiedo dove possano andare a quell'ora. Il verde mi fornisce un ottimo alibi per non riflettere ulteriormente. Poi i ricordi si perdono.

Non so giustificarlo in modo analitico eppure quella sequenza di immagini lievi quella mattina, di normalità (ri)cercata, di 'quotidiana' solidarietà, di silente appartenenza adesso è un eco dolce-amaro che di tanto in tanto emerge senza un chiaro perchè anche a distanza di tempo, quasi a sottolineare che non è un sogno una certa umanità disillusa, vinta&vincitrice a secondo della prospettiva, della quale a vario titolo facciamo tutti parte, io in prima linea. Anche io ero impressionato in quell'istantanea. Chi sa come mi avranno visto gli altri, dite solo incartapecorito e nulla altro...

PS
Questo piccolo ricordo è dedicato a chi cerca di farsi una 'propria' casa ovunque la vita lo permetta, indipendentemente dall'appartenenza e dalla storia dalla quale provvengono.



Passiamo quindi alla ricetta. Avete presente quando passate una intero Venerdì pomeriggio e la relativa sera a preparare una parmigiana di melenzane con la stessa meticolosità con la quale un cavaliere Jedi affronta il suo tirocinio da guerriero spirituale, con gli stessi dubbi di Spiderman quando si interroga sul fatto che 'da grandi poteri derivano grandi responsabilità'...ecco nell'incrocio dei due atteggiamenti emerge chiara la mia figura e cioè di colui che si apprestava a preparare un piatto tradizionale con tutti i crismi dovuti (dalla mozzarella di bufala, al basilico fresco...dalla melenzana 'ad hoc' al sugo fatto con pomodori speciali della mia terra....) ma che altrettanto si interrogava sul come usare la ricotta di bufala (dispensatrice appunto di grandi potere in cucina! :P ahahahhhahaa) nel migliore dei modi e soprattutto in un abbinamento fresco al sopra citato piatto, in modo da smorzarne la decisa portata 'grassa'. Ovviamente io non ho ereditato dai due nessuna dote da supereroe pur essendo stato straordinariamente bravo ad 'ungere' mentre friggevo le melenzane, qualsiasi angolo della cucina. Ho fatto di più non ricordando di aver aperto una finesta in camera da letto e lasciando socchiuso invece il balconcino della cucina ho creato una piccola corrente d'aria ENTRANTE (per la serie...che culo eh!!!!) che nell'attraversare casa non solo ha permesso che un umore oleoso di fritto si posasse ovunque, anche in bagno (malgrado avesse la porta chiusa e non mi chiedete come sia possibile ciò...) quanto sui vestiti pronti da stirare posti su una sedia poco lontana che si sono impregnati di 'melenzana fritta' a tal punto da renderli inservibili se non pronti ad un ulteriore passaggio in lavatrice. Inutile dire che la mia ragazza rientrando in casa...abbia preso momentaneamente le sembianze di Hulk...passando dalla constatazione avvilente dei danni, al lancio, in un momento di rabbia, di immobili di piccolo taglio verso la mia 'innocente' persona...aahahahahhaha :D Passata la tempesta entrambi ci siamo dedicati a questi flan pacificatori che devo dire, vista la loro genesi, potevano essere un tremendo reminder della mie doti in cucina...ed invece si sono rivelati un ottimo abbinamento al piatto principale della cena. Freschi, dal sapore sfizioso e dalla consistenza morbida ma non cedevole...tanto che si sono prestati ottimamente per la 'scarpetta' nel sugo della parmigiana...meglio di così (ehmm...fatta eccezione per lavatrici aggiuntive e le attività notturne ad oltranza per sgrassare pareti&suppellettili)...non poteva andare :P La ricetta invece l'ho presa da questo blog ricco di spunti interessanti 'LaSusinaOnTheRocks'. Nel ringraziare l'autrice per la la condivisione...colgo anche l'occasione per dirvi che i flan sono decisamente versatili e pur non essendo il porro oramai di stagione ( sebbene sia ancora reperibile)...una versione con le cipolline fresche mi sa che è da mettere in conto quanto prima :P ..... Alla fine....c'è anche una foto della parmigiana...:)

Flan di porri e ricotta di bufala

Ingredienti
5 porri;
350 gr. di ricotta di bufala;
3 uova codice 0;
100 gr. di parmigiano reggiano grattugiato
prezzemolo ed erba cipollina ridotta finissima;
5 cucchiai di olio extravergine di oliva;
burro per gli stampini;

Dei porri ho preso solo la parte bianca, riducendola a tocchetti e poi facendola appassire a fuoco lentissimo in una padella grande per una trentina di minuti circa. Al termine ho incorporato la ricotta di bufala (sgocciolata di eventuale siero residuo su un colino a maglie fitte), il parmigiano, le uova intere, il prezzemolo e l'erba cipollina (opportunamente asciugati altrimenti i flan verranno verdi...). Se il parmigiano non è molto stagionato correggere eventualmente di sale. Ho quindi usato il mixer ad immersione frullando il tutto ma senza incorporare aria in modo da rendere omogeneo l'impasto ma senza gonfiarlo inutilmente. Ho quindi imburrato degli stampini di alluminio con poco burro, un velo di farina e li ho riempiti a 3/4 di altezza. In forno statico a media altezza a 180° per 50' circa ma dipende ovviamente dal forno.