martedì 22 gennaio 2013

Confettura di mele 'molisane'


La follia come conquista, l'insania come prolungamento della razionalità estrema la stessa che per osmosi si espande in un sentire meno didascalico e più dissociato, una sorta di lente conformante di una società che invece si snatura sotto le picconate deformanti di una isteria social più preoccupante del solito, è ciò che auguro a me stesso ed a chi voglio bene.
Va da sè che il post-Natale non aiuta, acuisce sintomi depressivi ed isterici al limite del comico. Insidie sociali vere e proprie si adombrano nella cronaca politica (ed economica) che a volte fa più paura della pagina di nera per quanto un certo banditismo si sia trasferito dai vicoli di città alle scrivanie della cosiddetta (media) borghesia. La constatazione paradossale è che si avverte più insidioso un eventuale passo falso alle prossime elezioni inquinate da ambizioni personali fin troppo evidenti piuttosto che l'ennesima faida a Scampia per il mercato della droga, perchè finchè si tratta di "animali dichiarati" è anche possibile farsene una ragione per quanto molto poco accettabile sia anche questo...
Di mio mi adeguo, provo a galleggiare nella laguna post-festività cercando isole di stabilità affettiva ed emotiva alle quali rapportarmi in cerca più che altro di sfumature di umanità da condividere e da conquistare annotando successi e piccole sconfitte che lasciano a loro volta controverse amarezze a metà tra la delusione fisiologica e la lucida constatazione di aver demarcato in modo più chiaro certi perimetri.
C'è da annotare poi tra i miei recenti progressi Facebook, una conquista estemporanea che ha ulteriormente spostato un pò più in là il mio approdo, prima o poi necessario, verso uno psicoanalista davvero bravo. La nuova ottica, complice anche una iniziale ed inerziale mancanza di assuefazione, progressivamente prevista come per ogni 'medicina' palliativa, ha permesso di sentirmi tuttavia meno stupido, concedendomi angoli di prospettive esistenziali del tutto inedite, malinconiche ma anche piuttosto interessanti.
Capita, e parlo a solo titolo personale, di sentirmi particolarmente cretino, di essere del tutto disarmato nei confronti di certe realtà al punto tale da domandarmi quanto sia intellettivamente sprovveduto per non riuscire ad intuire certi passaggi del quotidiano.
Ecco quindi che Facebook si è rivelato un toccasana all'occorrenza. Mi collego, scorro la serie di condivisioni e fatta eccezione per un buon 30%, la restante umanità è in grado di farmi sentire uno scienziato, una mente illuminata dotata di una rete neurale efficiente ben oltre la media, mai purtroppo però superiore al blogger "Emorroidi, rimedi naturali".
Non che voglia fare qui una disamina analitica da Freud "de noiartri", ma una volta che si cerca anche di non vedere tutta una galleria di personaggi impegnati a condividere una vita fatta di punti esclamativi e convinzioni (beati loro), impegni fighi, professionalità sottilmente ostentata, finto lassismo autocelebrante o ancor peggio attivisti militanti con superficiale immedesimazione in altrettante inconsistenti problematiche di vario genere, emerge lampante di come il comune denominatore di essere social tout-court faccia pendant con la solitudine (intellettuale) più disarmante che si possa immaginare. La sensazione infatti è quasi sempre la stessa quando intuisco, mio malgrado, che non si tratta solo di semplice rassicurante stupidità.
Facebook quindi come generatore di autostima potrebbe impensierire persino i produttori di Prozac ed in questo comprendo meglio la campagna ostile che spesso subisce sui media internazionali. Twitter non è da meno, ma almeno li c'è un potenziale freno di caratteri a limitare proporzionalmente la possibilità di dimostrarsi deficienti con tutta la potenza che potrebbe avere invece un blog nell'amplificare un certo grado di maliziosa ottusità (vedasi Pontifex per capire meglio...).
Le occasioni di divertimento e di confronto non mancano ovviamente con persone soprattutto dotate di autoironia, però quanto è rassicurante quel sottofondo di idiozia che rende i miei neuroni più certi delle proprie capacità trasmissive. Mai generalizzare ma l'endorfina prodotta al solo scorrere le pagine di molti è innegabile. Capisco persino perchè certi social instillano dipendenza, un pò come le trasmissioni della D'Urso o "Uomini&Donne", perchè nel loro trash di sottofondo creano le premesse per far sentire il pubblico un gradino più in alto dei soggetti visionati. Certo, è il confronto con chi è più bravo che spinge a migliorarsi ma perchè negarsi questa droga gratuita che tutto sommato presa a piccole dosi e con ironia non è così nociva come dipendere da trasmissioni gastronomiche solo 'formalmente' più elevate, altra piaga odierna.
Per alcuni infatti Ramsey potrebbe anche condurre programmi nei quali giudica se la moglie (o il marito) che uno si è scelto possa o meno fare per lui (lei), testandola in cucina e magari "anche" in qualcuno dei suoi hotel da incubo, perchè è chiaro che più che uno chef il buon Gordon sia assunto al ruolo di supereroe. Da piccolo c'era Goldrake che di puntata in puntata sconfiggeva il mostro di turno, partendo da situazioni inizialmente tali da far presupporre una sconfitta che svaniva tuttavia nel più classico dell'epilogo vittorioso con tanto di morale a corredo. Ramsey fa lo stesso e poco importa se si tratta di un bar, di una osteria, o di capire quale sia la cagatina segreta con la quale un capotribù indigeno fà un ragù di orso eccezionale, alla fine lui vince sempre e se Goldrake usava l'alabarda spaziale e mangiava insalata di matematica, Ramsey invece spara un due o tre "porcaputtana" e tutti a bocca aperta ad aspettare che l'oste-bettoliere-mostro schiatti con tanto di lacrima finale delle comparse sullo sfondo con il tramonto di cartapesta. Goldrake un cartoon, Ramsey un telefilm ma praticamente la stessa cosa.
Quindi ricapitolando...tutti su Facebook a rifarsi l'ego quando perde colpi, tutti a sognare di diventare uno chef con potere di vita o di morte altro che 007, James Bond a confronto è un reduce di guerra che al bagno si piscia sulle scarpe. Sarà inevitabile che i ragazzini di oggi vorranno diventare i cuochi di domani e quindi il pronti via a tutto l'indotto mediatico è già iniziato, dedicando alle fasce di minori programmi di cucina, talent e reality. Se quindi i genitori di ieri (oggi) avrebbero volentieri strizzato gli zebedei all'unico figlio maschio per dare un tocco 'neutro' all'intonazione pur di fargli vincere il concorso di turno o avrebbero volentieri regalato alla propria figlia adolescente un look da mignottone d'alto bordo (tette finte comprese) per darle una immagine più accattivante sul palco, oggi probabilmente si impegneranno ad immolarli all'altare dell'alta cucina televisiva e poi chissenefrega se avranno un background culturale tale da imprimergli per tutto il resto dell'esistenza la stessa espressione che potrebbe avere Renzo Bossi davanti ad una elementare divisione a 2 cifre.
Ecco perchè la follia è un passo inevitabile per salvarmi, per evitare la delusione di una chiamata di saluti non ricambiata, per spingere un amicizia oltre l'ostacolo della distanza a tal punto da perdere i connotati del blog dal quale è nata per incamminarsi su un suo scalcinato sentiero indipendente, l'insania come quid per sorridere anche quando si è pagato una telefonata 41 euro scarsi non per volontà ma perchè semplicemente guidati dall'impellenza di volerla fare in quel momento senza troppo riflettere (va da sè che per questa leggerezza avverto ancora enormi bruciori...) o come di un viaggio in autostrada condiviso per buona parte del tempo al telefono con chi (rischiando per giuntà di scaricare le batterie dell'unico cellulare) nello stesso tempo affrontava nebbia e pioggia poco lontano, oppure la piccola sconsideratezza per aver rapito una siciliana con il figlio minorenne per poco più di una ora per poi rilasciarli solo dopo aver ritirato un congruo riscatto di squisiti manufatti dolci o ancora la piccola alienazione che vivo quando mangiando cialde extralarge stracolme di gelato, indipendentemente dal fatto che possa o meno macchiarmi, il pensiero va ad una altra amica golosa ma decisamente più elegante di me, per finire con la constatazione che in un momento di pura dissociazione dal reale invece di dedicarmi al mio diario-blog ho scritto in privato una quasi ode per del tonno sott'olio (imbarattolato per pochi intimi) regalatomi di recente e che vale quasi quanto la "numero uno" di PaperonDePaperoni. Insania è per qualcuno altro invece intra-vedere nella pasta i nostri miti di sempre, per una altra è non fermarsi mai anche quando si perdono i pezzi per strada in virtù di una corsa che per certi versi sembra fine solo a se stessa, per altri ancora è l'idea fissa di voler vincere una cifra importante per poter finalmente costruire una piscina di mozzarelle dove nuotare felici&fetenti tra bocconcini e treccie (le prenotazioni sono aperte), per qualcun altra è l'immagine lucida di non aver costruito 'qualcosa' nella propria vita pur continuandosi a dare agli altri con un calore affettivo ed intellettuale che solo una sconsideratezza non egoistica può contemplare, per una coppia conosciuta da poco invece è stato il folle gesto di prolungare un gesto d'amore oltre l'atto fisico tendendolo fino a quando la parola famiglia non ha avuto un senso ancor più compiuto e forte indipendentemente dal taglio degli occhi dei suoi componenti intorno ad un tavolo.
Ancora...la pazzia come conquista più ampia per leggere un libro che abbia un suo contenuto e non la sminchio-storia di Vespa o il desiderio meno abbordabile invece che si potrebbe provare nel farsi ospitare come pubblico dalla Clerici e sfanculare la Moroni davanti a tutti in diretta. Come non negarsi infine il sogno avventato di vedere Santoro&Berlusconi parassiti complementari di un società che merita un cambiamento, giornalistico così come politico, spazzati via da un rutto di fantozziana memoria...magari per archiviare un certo incartapecorito maschilismo mal nascosto da attori di una stessa commedia che ahinoi ha già tutti i tratti di una tragedia.
Ecco perchè perseguo la stoltezza ideale, non mi va di piegarmi alla 'follia omologata per tutti" venduta dal compianto Steve Jobs, piuttosto faccio mio il "sobborgo" nel quale vivo, quello reale e quello virtuale, provando a gettarvi una scintilla di insania, perchè in fondo lo scemo del villaggio lo impersono bene perchè non provare a fare il salto di qualità diventandolo pure...e magari insieme?


Passiamo quindi alla ricetta
Chi ha letto l'intero articoletto sopra meriterebbe un premio, una ricetta con i fiocchi, di quelle che lasciano a bocca aperta ed invece scelgo una confettura, una miscela di frutta e poco zucchero, nulla altro. La storia su come ho avuto queste mele è lunga e non voglio tediarvi, basta sapere che sono stato uno dei veri regali di questo inverno, dall'albero direttamente a casa mia e grazie ad un amico di nome Mario, una persona che fa bene il suo lavoro che ho conosciuto a mia volta grazie ad un cuoco-barbone che da un pò non vedo. Ed è proprio in onore a questo privilegio che ho avuto che chiamo questa confettura di mele 'molisane' a sottolineare l'origine del prodotto primo e non da meno di chi mi ha ritenuto all'altezza della condivisione.
Ho cucinato molto a cavallo di Natale, mi sono anche 'sfiziato' con esperimenti nuovi però ci sono dei passaggi personali che preferisco associare al valore assoluto di un gesto, di un dono, di uno scambio di idee nel retrobottega di un negozio e perchè no anche di uno scontro perchè come i cieli di Miyazaki, sono belli solo quando ci sono le nuvole.
Le mele che vedete in foto sono state la punta del compasso, ho girato parecchio intorno ma loro ci sono sempre state, non moltissime per quantità ma per qualità un vero baricentro gustativo, un punto di partenza e di arrivo, contemporaneamente, proprio come la mia follia incipit e fine ultimo del mio percorso...

Confettura di mele 'molisane'
2 Kg. di mele 'molisane' (già pulite);
1 Kg. di mele 'lemoncine' (già pulite);
600 gr. di zucchero;
succo di 3 limoni;
1/3 di cucchiaino da tè di cannella;

Preparazione
Ho sbucciato le mele, pur rimpiangendo il fatto che potevo mangiarle con la buccia senza preoccupazione alcuna (molte sono finite così...), le ho messe in pentola direttamente con lo zucchero, la pochissima cannella ed il succo dei limoni. Cottura lenta fino a raggiungimento della densità voluta. Invasare e poi sterilizzare :)