martedì 3 dicembre 2013

Ciambella Moka&Fondente

Di recente per una serie di ragioni non del tutto frivole frequento una palestra vicino casa. Inutile dettagliarvi le motivazioni, mi risparmio righe inutili che possano riportare liste di acciacchi ricche di tedio anche al solo accenno verbale, basta sapere che non vi sono arrivato per scelta personale quanto per esigenza. Confesso di essere sempre stato allergico all'ambiente "palestra" o meglio ho sempre preferito alternative a me più congeniali che nel corso degli anni si sono alternate inserendosi come esperienze (pallavolo, tennis, bicicletta, corsa) in rinnovate esigenze quotidiane. Questo chiaramente conciliando sia la naturale decadenza fisica che anno dopo anno segna inesorabile la sua avanzata, sia quella intellettuale per la mia prematura demenza sempre meno occultabile in quel "senso di svagato" che tanto mi ha aiutato come alibi fino ad ora. Premetto che non svolgo attività inerenti ai pesi, quel famoso "body building" che negli anni '80 ebbe un boom modaiolo anche in Italia, ma mi limito ad attività correttive e/o natatorie che diano un senso ad alcune direttive serie (da rispettare) e che d'altra parte servono anche a dare un limite alla circonferenza della mia panza...o meglio forniscono scuse valide per continuare a sfondarmi di dolci nel fine settimana.
Lo spogliatoio maschile è quindi un passaggio obbligato e devo dire che con il tempo si è rivelato una fucina di spunti e di personaggi che insieme mi ricordano sempre le irriverenenti e paradossali panoramiche "nasute" di Jacovitti, non so se avete presente. Una galleria umana appunto, variegata quanto avariata, me compreso in prima fila.
Ricordo con estrema precisione infatti la prima volta che ho incrociato nelle doccie il "tipo che ansima". Sulla quarantina, calvo, fisico asciutto, sguardo remissivo ed una propensione spiccata all'atto dell'ansimare ad intervalli regolari per tutta la durata della (sua) permanenza nello spogliatoio a fine allenamento. Far notare che l'impegno fisico ci sia stato è (al limite) comprensibile, magari eviterei sotto le doccie perchè l'audio si presta ad interpretazioni sconce e "sfrogoliare"(stuzzicare) qualche nerboruto toro diversamente attratto (che pure non manca) può diventare pericoloso in ambienti con poche vie di fuga come quello degli spogliatoi appunto. Ma lui ansima, lo fa ancora, sprezzante del pericolo e dell'inopportunità fino a quando chiaramente non entrerà di diritto nella pagina di cronaca rosa locale per aver involontariamente adescato qualche omone carico di ormoni inespressi sulla panca degli attrezzi... D'altra parte non è nemmeno apprezzato l'esibizionismo di "er cicletta", un simpatico ometto dal marcato accento romano chiamato così perchè proprio non riesce a pronunciare la parola "cyclette" in modo corretto...per lui quella bicicletta fissa al pavimento è "a'cicletta". Lo conosco tutti perchè quando arriva si annuncia sempre allo stesso modo:"e'famose sta passeggiata ca a'cicletta và..." e poi perchè dopo la doccia ama asciugarsi con il phon a disposizione completamente nudo (e con infradito gialle) indipendentemente dalla temperatura dello spogliatoio (che chiaramente a volte è più confortevole altre meno). "Er cicletta" ha quasi 70anni (ce lo ricorda un giorno si e pure l'altro), portati indubbiamente bene, tanto nel fisico quanto sotto il profilo intellettuale. Risposta pronta, grande ironia e capacità di osservazione, parla con tutti anche con le mura all'occorrenza, peccato per questo suo "difetto" di rimanere troppo a lungo ignudo in fase di asciugatura capelli che però (va detto per dovere di cronaca) ha ancora tutti, bianchi ma ci sono, tutti, proprio come la sua logorrea. E'altrettanto chiaro quindi che la gravità nel frattempo gli ha prolungato fino alle ginocchia quanto un tempo (addietro) gli ha procurato gioia&soddisfazioni lasciando quindi a noi la poco edificante immagine del bump-jumping della libido senza veli fatto con l'elastico della mancanza di pudore sotto il vento di un phon che oramai è l'unica causa di movimento a quelle latitudini.
"Er cicletta" è tuttavia senza saperlo il gemello mai dichiarato del "Signore del Phon", un attempato quanto carino ometto che ricorda (fisicamente) in tutto e per tutto il protagonista del cartoon-film Up, "Carl Fredricksen". Non ne conosco il nome e nemmeno l'età posso solo dire che analogamente a "er cicletta" ama destreggiarsi a lungo con l'asciugacapelli a fine piscina ma rispetto al primo ha un asso nella manica che solo in pochi, se non lui, possono sfoggiare. Come il più talentuoso ed elegante atleta del 'Cirque du Soleil' riesce puntualmente (quelle rare volte che lo incrocio) "a passarsi" il phon in quel limbo inesplorato epidermico che dalla grotta del suo posteriore ritrova la luce poco sotto la pancia. Un gesto che resta perplessi, quale mai potrà essere la necessità di incanalare del vento bollente li dove invece con l'asciugamano (mai visto con l'accappatoio) ci si arriva molto più facilmente...
Che poi mi chiedo ma quest'uomo sotto le chiappe, perchè è li che punta il getto, come si farebbe con una pistola capovolta per spararsi alle palle...ma cosa ha...l'amianto...
Resta il fatto che con un movimento snello, fluido, lui, da quelle parti si asciuga così prima di indossare un largo mutandone grigio. I gemelli del phon non penso si conoscano e per orari non si incrociano mai in ogni caso sono una vera attrazione per la classe di nuoto agonista under (ragazzini tra i 13 ed i 17 anni) che ci manca solo che facciano dei video in HD ai due supernonnini e poi l'ospitata dalla D'Urso non ce la leva nessuno.
C'è infine l'"attastatore", esemplare umano che vive con le mani impegnate in attività ludico sensoriali con la propria area inguinale e questo in qualunque luogo lo si incroci, dalla sala pesi, allo spogliatoio, dall'ingresso alla sala fitness prima, durante e dopo la lezione di zumba, dalle doccie al parcheggio. Non è un tic, sarebbe evidente altrimenti. Quel ravanare sulle due miunscole rotondità del proprio corpo e sul birillino innestato sopra è una sorta di reminescenza infantile non rimossa, uno smanettamento che perpetua indipendentemente da chi incrocia o dalla situazione. Per lui la palestra penso che sia soprattutto questo, una conferma tattile della propria mascolinità perennemente ricercata e strizzata sopra qualunque cosa indossi, pantaloncini, jeans, accappatoio... Che poi una certa curiosità la suscita, perchè essendo l'esemplare umano non molto alto, ma muscolarmente messo molto bene, per una sorta di illogico riflesso fa pensare ad un tipo al quale la natura ha donato una arma di distruzione di massa che durante l'attività fisica gli crea qualche comprensibile fastidio...ed invece no...trattasi di birillino da biliardo...e nemmeno di un tavolo professionale...
Eh si perchè noi "uomini" quando ci troviamo in uno spogliatoio siamo irrimediabilmente coinvolti tutti, anche quelli che fanno i disinvolti, nella gara della prestanza fisica. Questa solo in minima parte si limita al numero di piegamenti che si è in grado di fare continuativamente o a quanti Kg abbiamo sollevato poco prima, la vera competizione è a mutande-calate. Quando lo slip, il costume o il boxer va giù, analitici sguardi matematici indagano con rigore geometrico comparativo questa sfilata di panzerottini "fritti" dall'attività fisica recente, generando paragoni, (rara) ammirazione mista a complessi di inferiorità o il più delle volte 'educata' derisione dei volumi minimali che non lasciano speranze ai miracoli. Non importa quale sia il tono fisico, è inessenziale avere l'addominale evidente piuttosto che la panza cadente, nello spogliatoio regna la democratica legge del "birillino" il che poi spiega quella forma di riverenza o soggezione che si prova nei confronti di certi nerd, fisicamente sottodotati, che però camminano in palestra come dei piccoli signorotti nel feudo dei piccoli baccelli tartarugati.
Non è inusuale tra l'altro guardare con un certo sospetto chi preferisce lavarsi munito di costume e chi non si spoglia nemmeno sotto la doccia. Non aver reso partecipi gli astanti della "Cartà di Identità" più importante tra maschietti è una macchia ancor più grave dell'avere un apparato di riproduzione dimensionalmente inoffensivo anche per un insetto. Di mio non pensate che non contribuisca a dare un tocco di delirio al contesto già da centro di igiene mentale. Confesso che a fine doccia mi soffermo sempre ad osservare il ciambellone che mi è spuntato sulla fascia renale conferendo al mio profilo la silouette svasata di una damigiana da vino. Un tempo l'avrei buttata-giù con faciltà, oggi invece ne coltivo i contorni al fine di renderla una florida svasatura di ottocentesca bellezza da rimirare con soddisfazione indovinandone il profilo dal pantalone della tuta di ascellare chiusura, quasi a simulare una brocca su natura morta (purtroppo non rientro nemmeno in quella categoria nerd tanto rispettata). Eh si, soprattutto dopo la piscina odio il colpo di freddo con l'esterno e quindi sul tutone da espatrio forzato innesto una felpa del secolo precedente (e non scherzo), chiudo con un giubbino bianco da neve degli anni 90, quando "andavano", pur non avendo mai visto io una pista di sci nemmeno per sbaglio e completo il tutto su un fantastico cappellino, definito "rumeno", perchè uguale a quello economico usato da molti operai dell'est quando dediti a lavoro fisici all'aperto. Il mio è a striscie orizzontali con tonalità sul verde-non-di-moda-nemmeno-per-sbaglio con qualche interruzione fluò sempre verde per catarifrangere meglio il visino da chiulo che settimanalmente "indosso" soprattutto in palestra. Confesso che anche nel condominio qualche volta mi hanno guardato male pensando ad un estraneo, figuratevi in una palestra dove i fighetti non mancano mai... Resto quindi un punto colorato di quella panoramica Jacovittiana, dove nasi, panze, sguardi inebetiti, surreali esseri parlanti o subumani interdetti ma dotati, qualcuno ansimante qualcun'altro con il phon in mano, la fanno da padrone e dove non manca mai il classico salame in bell'evidenza come la migliore firma della follia umana :)

PS
La prossima volta magari vi descrivo anche i "baccelli umani", istruttori di fitness che ragionano solo con il neurone addetto alla riproduzione che li porta in giro per la palestra a seguire negli esercizi esclusivamente donne dall'estetica accettabile, uomini nerboruti che profumano di riso&tonno (l'unico piatto di cui si cibano ad orari regolari), dalle ciglia disegnate come la Francesca Pascale che si guardano allo specchio anche quando pensi che siano impegnati in altro...quelli che hanno una targhetta al collo che gli ricorda con nome e cognome chi sono...:)

Passiamo quindi alla ricetta.
Si lo so, ho dei piatti di pasce da condividervi epperò tornare al blog ha anche significato iniziare nuovamente a sbirciare nelle vostre cucine-web. Da sempre sapete chi sono i miei amici, virtualmente e non, più stretti e quindi vedi che ti rivedi un "infamissimo amico toscano" al quale dovrò menare prima o poi, perchè le amicizie vere sono così, prima o poi ci si mena :P mi ha messo un tarlo in testa così ficcante che ho dovuto dargli libero sfogo accontentandolo.
Parlo di Nanni (La Vetrina del Nanni), un vero esperto di cioccolato, un gran conoscoscitore di tecniche di pasticceria professionali, un amico che mi ha insegnato a leggere le etichette degli ingredienti dei prodotti legati al cacao, un compagno di brevi&rare passeggiate con le quali una volta abbiamo anche "rischiato" per i nostri commenti ad alta voce un incidente diplomatico con un PasticciereTelevisivo, un giovane toscanaccio che mi ha fatto degustare tipologie e qualità di cioccolato differenti per aromaticità e incisività per provare ad affinarmi (senza risultato) il gusto, un "infame" insomma perchè ancora una volta non ho saputo resistergli quando ho visto la sua "semplice ciambella alla moka".
Perchè Nanni non è mai banale nemmeno per le preparazioni cosiddette di base, tutto quello che lui mi ha accennato relativamente alla pasticceria lo leggo di recente su un libro stupendo più tecnico della media inerente questa arte matematica del gusto che nulla ha di semplice se non la degustazione e forse neppure quella...
Sapevo che quel ciambellone sarebbe stata una piccola perla da cogliere e quindi l'ho fatto subito mio, modificando l'equilibrio di alcuni ingredienti un pò per andare incontro alla mia inclinazione "fognosa", un pò per sperimentare quello che da autoditatta sto imparando, un pò per darmi una inutile aria di originalità visto che i bilanciamenti di Nanni sono già perfetti di loro :P ehehehheheheehe
Sotto la sua ricetta con le modifiche mie e i riferimenti originali in parentesi.

Ciambella Moka&Fondente

Ingredienti
100 gr. di burro;
100 gr. di Zucchero semolato;
20 gr. di miele di acacia (ricetta originale:zucchero invertito);
3 uova(ricetta originale: 2 uova) ma le mie erano più piccole della media;
200 gr. di Farina;
10 gr. Lievito per dolci;
60 gr. Cioccolato fondente al 70%(ricetta originale: 50 gr. cioccolato al 64%);
50 gr. Caffè (della moka) (ricetta originale: 100 gr);
50 gr. di liquore al caffè;
2 cucchiaini di caffè liofilizzato;
Burro e farina per lo stampo;

Procedimento
Pesare e preparare gli ingredienti: setacciare assieme farina e lievito, separare le uova in tuorli ed albumi.
Preparare il caffè e nel frattempo che raffreddi bene, con un grosso coltello (io una grattuggia apposta per il cioccolato) tritare il cioccolato a granella fine.
Montare il burro morbido assieme agli zuccheri(zucchero+miele), quando sbianca incorporare un tuorlo alla volta.
Con una spatola incorporare infine la farina col lievito alternandola al caffè, cercando di mantenere sempre l'impasto legato uniformemente (né troppo liquido, né troppo duro).
Incorporare infine la granella di cioccolato ed infine gli albumi montati a neve durissima.
Imburrare ed infarinare lo stampo, versarvi l'impasto e livellare se necessario.
Cuocere a 180° per 30' circa in forno già caldo.
Nota: se si raddoppia la quantità facendo lo stampo pieno, conviene abbassare la temperatura del forno di 10° e tenercelo 40' circa, verificare comunque con lo stecchino.
Sfornare, attendere qualche minuto e poi capovolgere la ciambella su una griglia lasciandocela raffreddare.
Spolverizzare con zucchero a velo e mettere sul piatto di servizio.

Questa ciambella è solo una ciambella ma con carattere e non si lascia dimenticare tanto facilmente. Al momento sono al terzo rifacimento...:P